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Alcoa Corp., il più grande produttore di alluminio degli Stati Uniti, ha comunicato al London Metal Exchange che il metallo russo non dovrebbe essere scambiato nella borsa dei metalli industriali di riferimento.

Kelly Thomas, Chief Commercial Officer dell’azienda, ha scritto in una lettera alla LME che la borsa non dovrebbe essere utilizzata come mercato di ultima istanza per il metallo russo. La lettera sollecitava la LME ad agire per “scongiurare una crisi imminente”. Alcuni operatori di mercato temono che un’ondata di metallo russo possa essere consegnata all’LME, deprimendo il prezzo utilizzato come benchmark globale.

Ciò che accadrà al metallo russo è uno dei temi più caldi del dibattito tra gli operatori, con alcuni che temono che le forniture invendute possano essere scaricate sull’LME, dato che molti grandi acquirenti europei lo evitano nelle trattative per i contratti del 2023. La lettera di Alcoa fa parte di una più ampia campagna di lobbying da parte di alcune grandi aziende metallurgiche statunitensi ed europee per convincere l’LME a bloccare le nuove consegne di forniture russe. Diverse, tra cui Rio Tinto Plc, Norsk Hydro ASA e Aurubis AG, si sono espresse contro il metallo russo nei sette mesi successivi all’invasione dell’Ucraina.

Senza un’azione immediata, il contratto dell’alluminio LME sarà influenzato in modo sproporzionato da un marchio che gran parte del mondo occidentale ha rifiutato e non rifletterà correttamente le reali dinamiche di domanda e offerta dell’industria dell’alluminio.

Alcoa sarebbe seriamente preoccupata per qualsiasi meccanismo di determinazione dei prezzi che non rifletta più accuratamente i fondamenti dell’industria dell’alluminio e la domanda di metallo di origine non russa che i clienti richiedono.

Un portavoce di Alcoa ha confermato che l’azienda ha inviato una lettera di due pagine il 29 settembre all’amministratore delegato dell’LME Matthew Chamberlain e ha confermato i dettagli della lettera.

La settimana scorsa l’LME ha confermato che stava valutando di lanciare un documento di discussione sull’opportunità di continuare ad accettare il metallo russo per la consegna con i suoi contratti, notizia che ha provocato un forte aumento dei prezzi dell’alluminio. La United Co. Rusal International PJSC ha risposto affermando di non avere intenzione di effettuare “consegne significative o di routine” del suo alluminio all’LME.

Sebbene il lancio di un documento di discussione non significhi che l’LME abbia preso una decisione sull’opportunità di agire, esso segna comunque un cambiamento di approccio per la borsa, che in precedenza aveva dichiarato di non avere intenzione di intraprendere alcuna azione al di fuori dell’ambito delle sanzioni.

Attualmente l’alluminio russo non è soggetto a sanzioni negli Stati Uniti e in Europa, anche se alcuni acquirenti europei sono restii ad acquistare il metallo. Norsk Hydro non accetterà di acquistare nuovo metallo russo, mentre Novelis Inc. ha escluso la produzione russa da una gara d’appalto chiave per i nuovi contratti di fornitura delle sue fabbriche europee il prossimo anno.

L’alluminio entra negli Stati Uniti dalla Russia a tassi simili a quelli precedenti la guerra. L’amministratore delegato di Rio Tinto, Jakob Stausholm, ha dichiarato in un’intervista del mese scorso che il continuo flusso dalla Russia sta rendendo i produttori nordamericani meno competitivi.

Nel frattempo l’alluminio 3M $/ton quotato all’Lme mostra un deciso rimbalzo che dura oramai da 3 giorni. I prezzi hanno superato la prima resistenza intermedia in area 2.300 $/ton (trendline ribassista tracciata dai massimi di marzo). Prossimo target potenziale atteso in area 2.450 $/ton.