La Commissione Europea (CE) ha recentemente dato il via libera alla costituzione di una joint venture tra Baoshan Iron & Steel (Baosteel), Baowu Aluminium e Kobe Steel (Kobelco), secondo quanto previsto dal Regolamento UE sulle fusioni.
Tuttavia, sebbene l’approvazione non sollevi immediate preoccupazioni per la concorrenza nell’Area Economica Europea, l’iniziativa solleva interrogativi sulle crescenti ambizioni cinesi nel settore automobilistico globale, soprattutto considerando le strategie di espansione che Pechino sta attuando per consolidare la propria leadership industriale.
La Revisione della Commissione Europea: Un Approccio Troppo Superficiale?
In particolare, la Commissione ha affermato che la creazione di questa joint venture non comporta rischi significativi per la concorrenza nell’Unione Europea, grazie all’impatto limitato sul mercato europeo.
Tuttavia, la decisione di esaminare la transazione attraverso la procedura semplificata, riservata alle fusioni con rischi competitivi minimi, potrebbe essere vista come un’analisi poco approfondita, considerando che il progetto è focalizzato principalmente sul mercato cinese, e quindi potrebbe sfuggire alla giurisdizione di vigilanza europea.
La Cina è già nota per la sua politica industriale aggressiva, con un’economia fortemente incentivata dallo stato e dalla sua capacità di sostenere settori chiave come l’automotive. Con questa mossa, si rafforza ulteriormente la sua presenza nel mercato dei materiali avanzati, come l’alluminio, un settore che ha implicazioni non solo economiche ma anche geopolitiche.
La Cina Come Gigante della Produzione: La Joint Venture con Kobe Steel
Secondo l’annuncio dell’8 agosto sul sito di Kobe Steel, la nuova joint venture, chiamata provvisoriamente Kobelco Baosteel Automotive Aluminum Rolled Products, sarà equamente divisa: Kobelco deterrà il 50%, mentre Baosteel e Baowu Aluminium condivideranno il restante 50%.
Questo apparente equilibrio di poteri non dovrebbe mascherare il fatto che la nuova società sarà interamente focalizzata sul mercato cinese, con stabilimenti di produzione a Tianjin e Henan, e la sede principale a Shanghai.
Una struttura chiaramente volta a rafforzare l’autosufficienza cinese nella produzione di materiali strategici, bypassando potenziali ostacoli commerciali con l’Occidente.
Anche il capitale iniziale della joint venture — pari a 900 milioni di RMB (circa 123 milioni di euro) — testimonia l’importanza che la Cina attribuisce a tale collaborazione, considerando l’intenzione di servire principalmente il proprio mercato automobilistico.
E sebbene Kobelco sia formalmente partner, c’è da chiedersi quanto sia realmente equa questa partnership, vista la preminenza della Cina come luogo di produzione e mercato di sbocco.
L’Automotive Cinese: Tra Espansione e Protezionismo
Il mercato automobilistico cinese è il più grande al mondo e, in molti settori, protetto da barriere che ne limitano l’accesso per i produttori internazionali. Nonostante la retorica di apertura al commercio, la Cina ha sistematicamente creato condizioni favorevoli per i propri produttori nazionali, spesso attraverso politiche industriali aggressive.
La joint venture tra Baosteel e Kobe Steel, dunque, potrebbe essere vista come un tentativo di consolidare ulteriormente questa protezione, rendendo la Cina sempre più autosufficiente nel settore dell’automotive e meno dipendente dai fornitori stranieri, anche grazie alla tecnologia fornita da partner giapponesi.
Alluminio per l’Automotive: Un’Arma a Doppio Taglio?
L’alluminio è diventato un materiale centrale per il futuro dell’industria automobilistica, in particolare in ottica di riduzione del peso e delle emissioni dei veicoli, specialmente quelli elettrici. Tuttavia, in questo contesto, l’ascesa cinese nel settore dell’alluminio per l’automotive non può essere vista soltanto come una vittoria per l’efficienza o la sostenibilità ambientale.
Il controllo crescente della Cina su settori strategici potrebbe infatti rappresentare una minaccia per l’equilibrio globale del mercato.
Sebbene l’industria automobilistica globale si stia rivolgendo all’alluminio per ridurre il peso dei veicoli e migliorarne le prestazioni, la concentrazione della produzione nelle mani di colossi industriali cinesi non può che destare preoccupazione.
L’accesso alle risorse, la capacità di controllo sui prezzi e la possibile manipolazione del mercato da parte di un singolo paese sono fattori che rischiano di penalizzare non solo i concorrenti occidentali ma anche i consumatori globali.
Inoltre, il dominio cinese sulla produzione di alluminio potrebbe rendere l’industria automobilistica globale sempre più dipendente dai fornitori cinesi, generando squilibri e potenziali tensioni commerciali, soprattutto in caso di dispute politiche o economiche.
La Strategia di Pechino e le Ambizioni Globali
Questa joint venture si inserisce perfettamente nella strategia della Cina di rafforzare il proprio dominio nei settori tecnologicamente avanzati, sfruttando la collaborazione con partner stranieri per ottenere know-how e tecnologie cruciali.
L’approvazione europea, apparentemente inoffensiva, potrebbe dunque celare una partita più grande e pericolosa, dove l’Occidente rischia di trovarsi ancora una volta dipendente da forniture e competenze sviluppate altrove, in un contesto geopolitico che si fa sempre più complesso.
Mentre le aziende cinesi, supportate dallo stato, continuano a crescere, investendo massicciamente in tecnologie all’avanguardia, i paesi occidentali, purtroppo, sembrano disarmati di fronte a questa avanzata.
La collaborazione con aziende come Kobe Steel, una delle più antiche e rispettate case produttrici di acciaio e metalli al mondo, suggerisce che il vero obiettivo della Cina sia quello di consolidare la sua posizione come leader globale nel settore automotive e dei materiali avanzati, e non solo servire il proprio mercato interno.
Conclusioni
Se da un lato la joint venture tra Baosteel, Baowu Aluminium e Kobe Steel sembra essere un’operazione tecnica volta a soddisfare le crescenti esigenze dell’industria automobilistica cinese, dall’altro emerge una realtà ben più complessa.
La Cina sta sfruttando ogni opportunità per rafforzare la propria autosufficienza, aumentare la propria capacità produttiva e consolidare il controllo su risorse strategiche, il tutto sotto lo sguardo apparentemente compiacente dell’Occidente.
La domanda che rimane è: fino a che punto le economie europee e globali saranno disposte a cedere terreno alla Cina prima di reagire?