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In arrivo una nuova stangata sulle bollette di luce e gas. A lanciare l’allarme è stato proprio il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.

Ma perché assistiamo a questi rincari?

Innanzitutto, il mercato dell’energia sta registrando un trend al rialzo dei prezzi di gas ed energia elettrica che dallo scorso luglio ha assunto livelli record. Tra le cause, vanno considerate l’ascesa dei prezzi delle materie prime dovuta alla ripresa economica su scala globale e le ridotte forniture di gas, in particolare quelle dalla Russia. Ma tra i motivi di questa impennata c’è anche la crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2, chiamati con un acronimo Ets (Emission Trading System).

I permessi delle emissioni di CO2

Il sistema di “emissioni” stabilito dalla Ue si basa essenzialmente su un principio: le grandi aziende di tutta Europa, in Italia sono 1.200, devono pagare per poter inquinare. Negli ultimi mesi c’è stato un incremento dei costi dei permessi delle emissioni di CO2. Ma il meccanismo è tale che si possono dar luogo a delle speculazioni.
Si tratta del metodo ‘cap-and-trade‘, che consente di scambiare le emissioni. Vale a dire, è un sistema di autorizzazioni a inquinare per le aziende europee, che acquistano, ricevono e scambiano queste quote di emissione.

Se un’azienda inquina di più di quanto previsto si trova costretta a comprare altri permessi, aggiungendo quindi un nuovo costo, mentre chi riuscirà a ridurre le emissioni può invece venderli. Visto che le politiche sempre più ristrettive della Ue hanno fatto aumentare la domanda di permessi, si sta verificando un boom dei prezzi dei diritti. Dopo aver registrato i massimi storici e cioè attorno a 66 euro per tonnellata di CO2, i prezzi sono lievemente scesi a 60 euro per tonnellata di CO2 costo che le aziende devono poi recuperare e che va a finire sui costi della bolletta energetica e quindi sulle tariffe dei consumatori.

 

Il grafico mostra l’andamento del prezzo dell’energia elettrica per il consumatore domestico tipo in maggior tutela in Italia.

Analizzando solo la componente “spese per materia energia” dopo il minimo registrato nel II trimestre del 2020 a 5,71 c€/kWh, il prezzo e lievitato fino a 22.18 c€/kWh (IV trimestre 2021), un rialzo del +288,44%.

Scomponendo i fattori, la spesa per il trasporto e la gestione del contatore (comprende gli importi fatturati per le diverse attività che consentono ai venditori di consegnare ai clienti finali l’energia elettrica) è rimasta invariata (4.01 c€/kWh), la spesa per oneri di sistema (Asos e Arim) sembrano azzerarsi mentre le imposte (accise ed Iva) salgono a 3,51 c€/kWh (+54%).

Il derivato “Italy Baseload Monthly Future” con scadenza novembre è risalito da agosto 2021 (111,23 €/kWh) fino al massimo del 5 ottobre a quota 283 €/kWh (+154,42%).