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Rio Tinto si dice pronto a tagliare i tassi di interesse sui prestiti al governo mongolo, dati per finanziare la sua parte dei costi di costruzione di un’espansione sotterranea alla vasta miniera di rame-oro Oyu Tolgoi nel deserto del Gobi. In cambio, l’azienda vuole diverse questioni normative e di bilancio risolte e un accordo di lungo termine per Oyu Tolgoi.

Turquoise Hill, in cui Rio ha una partecipazione del 50,8%, possiede il 66% di Oyu Tolgoi. Il resto è detenuto dal governo mongolo.

La mossa arriva dopo che le relazioni tra le aziende e il governo sono incappate in una nuova impasse all’inizio di questo mese, a seguito di un rapporto indipendente che ha respinto la spiegazione di Rio per i ritardi del progetto e il superamento dei costi.

Una stima definitiva per lo sviluppo del nuovo livello della miniera, annunciata a dicembre, ha fissato il costo della sezione sotterranea di Oyu Tolgoi a 6,75 miliardi di dollari, circa 1,4 miliardi di dollari in più rispetto alla stima originale del 2015.

La prima produzione, inizialmente prevista per la fine del 2020, è stata riprogrammata per l’ottobre 2022, e Rio ha dato la colpa alle condizioni geologiche sfavorevoli come causa principale della revisione dei costi e dei tempi, ma il rapporto indipendente pubblicato all’inizio di questo mese ha suggerito che è stato piuttosto causato dalla cattiva gestione del minatore.

Rio e Turquoise Hill Resources hanno trascorso i primi mesi dell’anno in uno stallo sui finanziamenti per espandere la miniera. La disputa ha costretto l’amministratore delegato del minatore canadese a lasciare, non prima di aver portato Rio all’arbitrato.

Le imprese hanno finalmente raggiunto un accordo in aprile, che ha affrontato i restanti 2,3 miliardi di dollari necessari per il progetto sotterraneo e sostituisce gli accordi stabiliti sotto un memorandum d’intesa firmato nel settembre dello scorso anno.

Oyu Tolgoi è il principale progetto di crescita del rame di Rio Tinto. Una volta completata, la sezione sotterranea della miniera porterà la produzione da 125.000-150.000 tonnellate nel 2019 a 560.000 tonnellate al picco di produzione, che ora è previsto per il 2025 al più presto. Questo la renderebbe la più grande nuova miniera di rame ad entrare in funzione in diversi anni.